
Ecco che il cervello non è passivo ma costruisce ciò che vedi.
PRIMA PARTE
Nell’ultima serata abbiamo discusso e indagato su quanto sia prevenuta e imprecisa la nostra percezione della realtà.
Da un lato, i movimenti, l’emozioni, i pensieri, le percezioni, e le esperienze si succedono in modo automatico, senza nessun controllo da parte nostra. Noi possiamo renderci conto di quello che succede solo dopo che è avvenuto un evento.
Infatti, secondo i ricercatori, il tuo cervello decide fino a dieci secondi prima che tu te ne possa rendere conto. Osservando l’attività cerebrale mentre si prende una decisione, i ricercatori hanno potuto prevedere quale scelta avrebbero fatto le persone, prima che loro fossero consapevoli di aver preso una decisione.
Una scoperta che sfida tutte le nostre idee su quanto siamo “liberi” di fare una scelta in un particolare momento. “I risultati sono abbastanza drammatici”, dice Frank Tong, un neuroscienziato della Vanderbilt University di Nashville, Tennessee e aggiunge” Dieci secondi sono una vita” in termini di attività cerebrale.
Haynes, un neuroscienziato dell’Istituto Max Planck per le scienze cognitive e cerebrali umane a Lipsia, in Germania e i suoi colleghi, hanno mappato il cervello di 14 volontari mentre eseguivano un compito. Ai volontari è stato chiesto di premere uno di due pulsanti quando sentivano il bisogno di farlo. Ogni pulsante era azionato da una mano diversa. Allo stesso tempo, delle lettere sono state presentate su uno schermo a intervalli di mezzo secondo, e i volontari dovevano ricordare quale lettera appariva nel momento in cui hanno deciso di premere uno dei pulsanti.
Quando i ricercatori hanno analizzato i dati che hanno raccolto, il primo segnale del cervello era iniziato sette secondi prima che i volontari riferissero di aver preso la loro decisione. Poiché c’è un ritardo di alcuni secondi nell’imaging, questo significa che l’attività cerebrale era iniziata circa dieci secondi prima della decisione cosciente. Il segnale proveniva dalla corteccia prefrontale immediatamente dietro la fronte.
Questa osservazione non è valida solo per le decisioni ma anche per i movimenti del corpo, dove è evidente che solo possiamo prendere atto del movimento qualche momento dopo che è avvenuto. Se non mi credi puoi fare un esperimento che dura 2 minuti. Siediti, concentrati e prendi un bel respiro. Alzati in piedi, controllando ogni singolo movimento del corpo che ti consenta di poterti alzare. Se ti rendi conto di aver mosso una qualsiasi parte del corpo senza che tu lo abbia deciso, siediti e ricomincia. Es: se si muove un muscolo della gamba sinistra, senza che tu lo abbia deciso, siediti e ricomincia. Prova per 2 minuti. Io non sono riuscito ad alzarmi!
Ecco un primo colpo a certe idee e percezioni comuni che abbiamo della realtà. Essa succede e noi non la controlliamo, ma possiamo solamente riconoscerla.
Come genitori invece, c’è una idea generalizzata che il nostro compito è crescere i nostri figli, ma la verità è che noi non li cresciamo, loro stanno crescendo da soli. Il cervello del bambino è in uno stato di super-apprendimento, assorbendo informazioni come una spugna, in quantità come non lo farà mai più, specialmente fino all’età di 3 anni. È la cosiddetta finestra del cervello destro: man mano che la neocorteccia del cervello si sviluppa, il mesencefalo si collega all’emisfero destro per primo, creando una finestra temporale in cui i bambini utilizzano principalmente l’emisfero destro. Questo è un periodo in cui qualsiasi cosa è possibile, perché il cervello del bambino non conosce i limiti! L’emisfero destro rappresenta la mente inconscia, l’input veloce, l’emotività, l’assorbimento dell’informazione come una spugna, la gestalt (percezione dell’insieme), il processamento dei dati in un solo colpo e la percezione dell’ambiente tramite frequenze (onde di luce, onde sonore, emozioni, sentimenti e pensieri).
In questa fase in particolare ma anche fino ai 6 anni circa, il bambino modella il padre e la madre, interiorizzando ciò che facciamo e come lo facciamo, ma soprattutto, cosa sentiamo e come lo sentiamo. Conta molto di più nella percezione e nel vissuto del bambino, quanto detto, piuttosto tutto ciò che dichiariamo e diciamo ai nostri figli. Siamo aggressivi? Forse sempre di corsa? Assenti? O rancorosi? Ci consentiamo di essere giocherelloni? Forse vedono che siamo diffidenti della vita e delle persone, e con una tendenza a giustificarci, come in uno stato di dover difenderci tutto il tempo? Siamo abituati a nascondere i nostri errori e la nostra vulnerabilità? Sappiamo esprimere o no quello che sentiamo o ci vergogniamo, perché siamo convinti che farlo è un segno di debolezza? Questo è l’universo del bambino, prima dello sviluppo delle mappe intellettuali è il momento in cui egli sviluppa la sua mappa o intelligenza emotiva, la base del castello della personalità del futuro adulto.
In questo senso, sono le nostre abitudini che crescono i nostri figli e non le nostre buone intenzioni o discorsi. In questo contesto è importante ricordare come le abitudini sono meccanismi automatici e ripetitivi, ovvero, inconsci. Ecco perché non ci troviamo quando da grandi i nostri figli si comportano in modi inaspettati. Per questo la genitorialità ci offre una scuola senza precedente, per la crescita e il risveglio interiore, perché è uno specchio per riconoscerci e conoscerci, ovvero, una finestra per vedere la realtà.
Questo è un secondo colpo, dato che il processo descritto è come ognuno di noi è stato cresciuto, ovvero, in modo automatico ed essenzialmente non consapevole.
continua….
REFERENZE