Powered by RedCircle
Episodio 6: Chi vogliamo pettinare? Dove Iniziare. Estratto dal Capitolo 4 del libro. "Ti vedo figlio mio, perché ho visto me stesso".
Una donna, sconvolta dal comportamento rumoroso di un vicino, dalle abitudini disattente del marito, dal carattere irascibile della figlia e dall’egoismo del suo capo insisteva nell’aspettare che loro cambiassero. Credeva sinceramente che stessero determinando il suo umore.
In un incontro personale chiese al maestro al riguardo, il quale dopo uno sguardo profondo gli disse: “Quando ti guardi allo specchio e scopri che i tuoi capelli sono disordinati, pettini lo specchio o te stessa?” Perplessa, la donna rispose: “Mi pettino io, ovviamente, non lo specchio”, a cui il maestro rispose: “Metti a posto il tuo mondo interiore e quello esteriore ne andrà a posto. Fare al contrario non funzionerà.”
Non importa se è un membro della famiglia, un amico, un collega o qualcuno che incontri malapena due volte l’anno. Le relazioni funzionano sempre come uno specchio. Ci mostrano qualcosa su di noi. Sono auto riflettenti. E’ un principio fondamentale che possiamo imparare ad osservare e focalizzare, e se ci lavoriamo sinceramente e onestamente, il gioco delle nostre relazioni cambia per sempre. Sto parlando delle ferite o delle cariche emotive che sorgono e che portiamo avanti nelle nostre relazioni.
Prestare attenzione e lavorare su di esse ci trasforma. Non c’è niente che abbia una efficacia simile. È un’abilità fondamentale necessaria per andare oltre la mera sopravvivenza. Denota un prima e un dopo nelle proprie relazioni. La sofferenza personale comincia a salutarci. Questo lavoro su se stessi dà una tale fiducia che ci sembra di poter affrontare qualsiasi sfida nella vita, la partenza di una persona cara, la rottura di una relazione o problemi legati alla famiglia con i nostri genitori, fratelli e figli. Diventiamo così vivi e fiduciosi che la paura nelle relazioni si dissolve e non è più alimentata. Quando non c’è paura, non c’è bisogno di proteggersi, e torniamo vulnerabili e “senzienti”, che è la singolarità fondamentale della Coscienza.
Una volta un monaco mi raccontò una storia. Era in macchina con il maestro ed altri 2 monaci, passando attraverso alcuni villaggi rurali nel sud dell’India; il maestro chiese loro: perché stiamo facendo tutto questo lavoro? Qual è lo scopo e significato più profondo della nostra missione? Come al solito, li colse di sorpresa. Ognuno ha cercato di elaborare la risposta giusta, cercando di impressionarlo: “per liberare l’essere umano dalla sofferenza”, ha detto uno di loro. “Per realizzare la nostra vera natura, l’Illuminazione”, ha detto un altro. “Per scoprire la nostra natura divina, nel cuore”, disse l’ultimo.
Il maestro mantenne alcuni secondi di silenzio che sembrarono inquietanti e senza fine. Dopo, disse al monaco che stava guidando di rallentare un attimo l’auto, indicando un vecchio con un bastone, che camminava sulla strada. “Riuscite a sentire quell’uomo?” chiese. Il silenzio divenne monumentale, profondo, freddo come l’acqua ghiacciata della montagna. Dopo di che aggiunse: “questa è l’unica ragione per cui siamo tutti qui insieme. Il giorno in cui riuscirete a sperimenterete l’altro, il mio lavoro sarà finito”.
Il capitolo introduce l’arte di sperimentare le proprie cariche emotive come la bussola per trasformare le nostre relazioni, in particolare quelle più strette: la genitorialità e il rapporto di coppia